
Roma, 15 settembre – La Conferenza Stato-Regioni, in una riunione presieduta dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, in collegamento con il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini (nella foto), i presidenti delle Regioni e la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, ha approvato ieri l’intesa per rivedere la quota delle dosi dei vaccini antinfluenzali che le Regioni potranno destinare al sistema territoriale delle farmacie, garantendo così la possibilità di acquisto del vaccino da parte dei privati, con il governo che si è impegnato a reperire le dosi necessarie per coprire integralmente il fabbisogno delle Regioni per le categorie fragili.
La decisione – richiesta a gran voce nelle scorse settimane dalle sigle delle farmacie – persegue l’obiettivo di concorrere a prevenire la probabile concomitanza di circolazione del Covid-19 e dell’influenza stagionale, ma le quote di vaccini assegnate alle farmacie di comunità non potranno certamente soddisfare le necessità dei cittadini privati che non rientrano nelle categorie coperte dalla campagna di vaccinazione pubblica, il cui fabbisogno è stimato tra 1,2 e 1,5 milioni di dosi.
Alle farmacie, infatti, secondo il documento licenziato ieri, andrebbero non più di 250 mila dosi di vaccino (in media, 12,5 a farmacia, secondo il calcolo subito fatto da qualcuno), che potranno essere distribuite dalla stesse Regioni in distribuzione per conto oppure – ove qualche Regione optasse per questa possibilità – consentendo alle farmacie di rifornirsi direttamente presso le aziende fornitrici, che potranno utilizzare allo scopo le quantità di vaccino rese disponibili dalla rinuncia delle Regioni a una quota parte delle forniture inizialmente richieste (e tali, come è noto, da assorbire completamente l’intera produzione).
Immediata la protesta delle sigle delle farmacie, di cui riferiamo in quest’articolo.