
Roma, 15 novembre – Un maggiore grado di autonomia regionale può essere un’opportunità, ma anche un rischio e la questione, in ogni caso, non può essere affrontata come una guerra tra opposte fazioni, un derby tra chi sostiene la necessità di devolvere nuove e crescenti competenze alle Regioni e chi, invece, vorrebbe mantenerle (e anzi semmai recuperarne altre) a livello centrale. In gioco, alla fine della fiera, c’è la tenuta del Sistema Paese e quindi la politica ha il compito di trovare il punto di equilibrio che permetta di declinare l’autonomia come “un punto di forza e ricchezza del sistema nazionale” .
Questa, in sintesi, la posizione espressa ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza (nella foto) davanti alla Commissione per le questioni regionali, nel corso dell’audizione resa nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul processo di attuazione del regionalismo differenziato (qui il video dell’intervento).
“L’autonomia può produrre benefici per la macchina pubblica se si riesce però a raggiunge un equilibrio, perché basta sbagliare di poco la ponderazione delle misure e da un’autonomia che produce benessere si passa facilmente a una che allarga le disuguaglianze e mina l’unità nazionale” ha affermato Speranza, per il quale bisogna uscire dalla schizoidia di una discusione pubblica che oscilla “tra fasi ultrafederaliste e ultracentraliste”. Per il ministro è invece necessario trovare il modo di “massimizzarne l’opportunità rappresentata dall’autonomia e ridurne e il rischio”. Servono calma e gesso, dunque, riflessioni e approfondimenti: “Ben vengano confronti come quello di oggi” ha detto al riguardo al ministro.
Ma il passaggio di maggiore interesse per i lettori di RIFday è sicuramente quello relativo alle competenze in materia di farmaceutica, sulle quali la posizione del ministro è di estrema fermezza: la sfera di autonomia regionale sul settore pharma non deve essere ulteriormente ampliata.
“Sono propenso a considerare molto problematiche eventuali ulteriori richieste di ampliamento della sfera di autonomia regionale nel settore della farmaceutica” ha detto al riguardo il ministro, sottolineando che “il farmaco rappresenta uno strumento di tutela della salute e che i medicinali sono erogati dal Servizio sanitario nazionale in quanto inclusi nei livelli essenziali di assistenza”.
Affermazioni che suonano decisamente rassicuranti rispetto agli scenari prospettati dai percorsi di autonomia differenziata tracciati dalle Regioni che perseguono un allargamento delle autonomie. Nell’accordo firmato a Palazzo Chigi a fine febbraio 2018 tra Governo e le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, sull’onda dei referendum regionali dell’ottobre 2017, si faceva addirittura riferimento alla possibilità, per le Regioni, di adottare determinazioni relative all’equivalenza terapeutica dei medicinali, senza contare quella (sostenuta soprattutto dall’Emilia Romagna) di definire le forme della distribuzione diretta dei farmaci ai pazienti che richiedono un controllo ricorrente, in assistenza domiciliare, residenziale o semiresidenziale, alle dimissioni. Richieste che ovviamente farebbero fatica a passare se – come auspica il mondo della farmacia – la posizione del ministro Speranza venisse sostenuta con forza da tutto il Governo.