
Roma, 31 ottobre – I due farmaci orali per il trattamento della sclerosi multipla recidivante remittente, teriflunomide e dimetilfumarato, sono “assolutamente sovrapponibili in termini di efficacia“. Ma buone notizie arrivano dagli studi su fingolimod, primo farmaco orale per il trattamento della stessa malattia negli adolescenti e nei bambini: gli ultimi studi su questo innovativo trattamento di Novartis hanno registrano un significativo beneficio dal suo impiego e ciò potrebbe presto renderlo disponibile alla popolazione pediatrica.
Ma andiamo con ordine: la sovrapponibilità tra teriflunomide e dimetilfumarato, riferisce un lancio dell’agenzia Adn Kronos, emerge da uno studio di comparazione indipendente condotto dal Centro sclerosi multipla del Policlinico di Catania, in collaborazione con altri centri siciliani, calabresi, napoletani e romani.
“Quello che abbiamo potuto osservare a distanza di un anno di valutazione su una coorte di 406 pazienti (203 trattati con teriflunomide e altrettanti con dimetilfumarato) è che non vi è nessuna differenza in termini di efficacia fra i due farmaci ” spiega il responsabile del centro catanese Francesco Patti, in occasione del Congresso della Società italiana di neurologia (Sin) in corso a Roma. “I nostri dati evidenziano come da parte dei neurologi nazionali e internazionali vi sia una percezione errata, che tende a considerare il dimetilfumarato come un farmaco forse superiore per efficacia alla teriflunomide. Dopo un anno di trattamento avevamo il 77-80% di pazienti liberi da attacchi e progressioni di disabilità“.
“Nel gruppo con teriflunomide” aggiunge l’esperto “abbiamo poi avuto due gravidanze, andate a buon fine, che sono state oggetto di sospensione del trattamento. Questo farmaco prevede infatti la possibilità di una procedura di eliminazione accelerata, una sorta di ‘lavaggio’ dal teriflunomide attuato attraverso l’utilizzo di chelanti per via orale: qualora la donna dovesse rimanere incinta non intenzionalmente, potrebbe accelerare il ‘lavaggio’ in 10-14 giorni, portando a zero i valori“.
“Siamo felici che questo innovativo trattamento, il primo farmaco orale per la sclerosi multipla recidivante e remittente, con 10 anni di esperienza, possa essere presto reso disponibile alla popolazione pediatrica“ commenta Alessandra Dorigo, head business franchise Neuroscience di Novartis. “La nostra priorità è quella di continuare il dialogo con le autorità sanitarie di tutto il mondo per rendere disponibile al più presto questo farmaco ai giovani pazienti“.
“Rispetto al passato, oggi abbiamo delle opzioni terapeutiche che permettono di controllare bene la malattia senza effetti collaterali” ha osservato Cocco “e che, soprattutto, consentono ai pazienti di guardare al futuro in maniera più ottimistica e ‘dimenticarsi’ della malattia“.
Questo tipo di trattamento, inoltre, viene incontro anche alla esigenze del mondo femminile nella programmazione di una famiglia e nella possibilità di avere una gravidanza: “Molti dei farmaci che utilizzavamo soprattutto nei casi più aggressivi di malattia” spiega ancora Cocco “non dico che precludessero completamente una possibile maternità, ma sicuramente rappresentavano una difficoltà perché era necessario sospendere la cura con la paura del rischio di una ricomparsa dei sintomi. Questi farmaci, invece, grazie a due sole somministrazioni e a una durata di azione ampia, permettono anche di poter programmare in maniera più serena una gravidanza“.
Ognuno dei farmaci disponibili oggi per la cura della sclerosi multipla si presta a strategie terapeutiche diverse, ma c’è un concetto che li accomuna: ‘earlier and better’. “Questo significa intervenire precocemente con il farmaco migliore“ spiega Paolo Gallo, professore di Neurologia presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’università di Padova e direttore del Centro regionale per la sclerosi multipla. “Studi condotti da colleghi svedesi e danesi hanno dimostrato che i pazienti trattati entro 6 mesi dall’esordio clinico della malattia hanno una probabilità di sviluppare disabilità gravi a lungo termine ridotta fino al 40%. ‘Earlier and better’ – conclude Gallo– significa bloccare l’infiammazione che è alla base della malattia il prima possibile, perché è dall’infiammazione che nascono i meccanismi neurodegenerativi che producono la disabilità“.