
È uno dei dati forniti dall’Istat nell’audizione resa ieri davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato sulle misure della manovra 2019. A rinunciare, secondo quanto riferito dal presidente facente funzioni dell’istituto Maurizio Franzini, sono in particolare “i più anziani, tra i 45 e 64“. “Rilevante” ha solttolineato Franzini, “è l’intreccio tra rinuncia e condizioni economiche”.
Sono numeri preoccupanti, quelli forniti dall’Istat, soprattutto in un Paese che vanta un servizio sanitario nazionale su base universalistica e solidaristica ma che – evidentemente – non riesce a garantire l’accesso alle cure a quote rilevani di popolazione. A proposito di uno degli incentivi previsti dalla manovra (la previsione di incentivi alla nascita del terzo figlio), Franzini ha avuto modo di precisare che – ipotizzando costanti sia i tassi di fecondità osservati nel 2017 per ordine di nascita, sia la popolazione femminile residente tra i 15 e 49 anni al 1 gennaio 2018 – si stima che nel 2019 nasceranno circa 51 mila terzi figli nel 2019, più o meno in linea con i dati registrati negli anni tra il 2013 e 2015 (53 mila) e tra il 2016 e il 2017 (52 mila).